Manifesto

Negli ultimi vent’anni Internet ha cambiato radicalmente la società in cui viviamo e il nostro modo di rapportarci ad essa. Si è passati dall’era della macchina a quella dell’informazione, senza essere pienamente coscienti di quale significato avesse vivere in una società dell’informazione. Se fino agli anni novanta era abbastanza chiaro il processo di formazione di una “pop culture” condivisa (attraverso libri, quotidiani, riviste, fumetti, dischi, concerti, pubblicità, programmi televisivi e radiofonici), oggi questo tipo di fenomeno appare molto più complesso, sfocato, difficilmente individuabile e descrivibile. L’accesso diretto all’informazione, la sempre maggiore interconnettività tra le persone e gli oggetti e l’interattività degli strumenti sociali digitali stanno portando l’essere umano ad avere tra le mani molte più notizie e a generare una quantità sempre in espansione di dati.

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Come in una delle opere di Francesco Lo Savio, della serie dei filtri, il panorama odierno del mondo dell’informazione appare piuttosto sfocato, non è possibile individuare esattamente i sui contorni, i suoi limiti e le forme al suo interno.

Stiamo assistendo ad un declino dei canali unidirezionali, dall’alto (tv, radio e giornali), a favore di una comunicazione tra pari, certamente più emozionale e partecipativa, ma decisamente caotica e disordinata. Per non essere sommerso da un mare magnum di informazioni, l’uomo si è dato nuovi strumenti per provare a formare un “pacchetto informativo” confezionato su misura, senza disturbi o ridondanze. Tali strumenti, come Google e i Social Networks, sono essenziali per cercare i riferimenti e le informazioni che costituiscono la visione personale di ciascuno di noi. Nonostante l’impressione di neutralità, però, questi strumenti “non sono neutrali; sono influenzati dall’esperienza personale dei loro creatori, dal contesto in cui sono stati costruiti, dai materiali usati per costruirli, e da tanti altri elementi”1. Essi filtrano le informazioni che noi cerchiamo a partire dai filtri impostati da chi li ha pensati.

L’interattività degli strumenti sociali digitali permette a ciascuno di costruire una narrazione personale, fatta di testi (post o tweet), immagini (Instagram), video (Youtube) che rappresentano e rivendicano la nostra posizione nel mondo (o in un particolare dibattito). Questa narrazione, personale ma inevitabilmente strutturata a partire dai filtri costitutivi degli strumenti, si riversa in quel calderone informe che è la narrazione collettiva quotidiana che, grazie al contributo di tutti, cresce, si trasforma, cambia direzione, come uno sciame migratorio. Ogni singolo utente connesso ad internet diventa un narratore, un attore, un regista, un compositore, un programmatore e contribuisce ad arricchire e implementare l’enorme flusso di informazioni che attraversa la società. I filtri, a livello collettivo e individuale, diventano strumenti necessari per evitare di perdersi ma allo stesso tempo possono diventare il fulcro dell’informazione stessa.

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Nel 2006 il Time ha eletto persona dell’anno ognuno degli utenti di Internet, comunicando direttamente ad ognuno di loro che erano nel pieno controllo dell’età dell’informazione. Forse il controllo pieno è un po’ esagerato, ma l’immagine rende bene l’idea del ruolo che ogni utente può potenzialmente ricoprire e della sua importanza.

L’informazione, per essere considerata tale, deve essere filtrata: se fino a ieri questo veniva fatto da una redazione di un telegiornale, dal direttore di un quotidiano o da un’agenzia di stampa, oggi i filtri sono ben più complessi e, se possibile, ancora meno percettibili e individuabili di un tempo. Gli algoritmi di Google o Facebook, gli hashtag di Twitter, le scelte e i click di milioni di utenti (come anche le scelte e i click di ciascuno di noi) contribuiscono a modificare e riplasmare continuamente, in tempo reale, il flusso dell’informazione cui accediamo.

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Il flusso di informazioni che raggiunge ognuno di noi ( e che noi contribuiamo a creare) è continuamente soggetto a operazioni di filtraggio, manipolazione, trasformazione. Questo processo avviene in tempo reale, ad ogni piccola modificazione (un like su facebook ad esempio) tutto il sistema si modifica, in un processo continuo di aggiustamento.

STORYFILTERS è un esercizio metanarrativo, un affacciarsi alla finestra per raccontare ciò che succede: è una narrazione di ciò che sta capitando alla società dell’informazione, un insieme di storie tra le tante possibili.

Ma poichè la portata del fenomeno è immensa, riteniamo che sia quasi impossibile realizzare un’istantanea. STORYFILTERS è dunque anche la costruzione di opportuni filtri, di strumenti adeguati che ci permettano di effettuare letture efficaci della realtà.

(1) Aleks Krotoski, The personal (computer) is political, 2014

7 pensieri su “Manifesto

  1. Buongiorno, vi ho conosciuto grazi ad una adozioni di Mimma Rapicano. Come dire… interessante, tutto.
    Non capendo di cosa si tratta, questo blog ed essendo interessata a ciò che non capisco , mi vedo “costretta ” a seguirvi… con un sorriso. A presto

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